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Come scegliere il Microfono per Armonica

microfono

Il mondo dell’armonica amplificata è immenso e pieno di variabili, ma la costante è la presenza del microfono.

In giro ci sono tante teorie diverse quante le fonti dalle quali arrivano. Oggi vogliamo fare chiarezza e aiutare chi vuole acquistare un microfono per armonica ad orientarsi.

La prima cosa da sapere è che esistono due categorie di microfoni usati con l’armonica: a stelo (detti volgarmente in italiano i “gelati” per la loro forma) e i bullet (detti anche a “fanale” perché la forma ricorda proprio un faro di biciletta o di una moto).

Shure SM 58 – microfono a stelo
Shure 520 DX – microfono bullet

Microfono A Stelo

Il microfono a stelo è il più diffuso nel mondo della musica: si usa per cantarci dentro, per suonarci l’armonica davanti quando vogliamo catturare il suono acustico dell’armonica (quindi senza saturazione/distorsione) e tutti gli effetti dati dalla variazione del cupping o per microfonare gli strumenti e gli amplificatori.

Tuttavia molti armonicisti (pensiamo a Paul Butterfield, Carlos Del Junco, Jason Ricci, James Cotton per citarne alcuni) usano dei microfoni a stelo, impugnandoli, collegati ad un amplificatore valvolare.

Il risultato è un suono definito, saturo, pieno e carico di sustain.

Cosa hanno fatto? Hanno scelto microfoni con la possibilità di cambiare l’impedenza da bassa a alta. Parleremo dell’impedenza tra un attimo.

Le marche più diffuse per questi microfoni sono Shure, Electrovoice che permettono, con alcuni modelli, di cambiare l’impedenza.

Paul Butterfield e il suo mitico Shure PE 54 – una delle versioni del più diffuso 545.

Microfono Bullet

Il microfono bullet, invece, è rappresenta la storia dell’armonica amplificata. Questo per alcune fortunate coincidenze:

  1. Erano microfoni economici, forse i più economici, disponibili all’epoca dell’armonica amplificata (circa gli anni 40 del ‘900). Il loro prezzo era di 16,50 dollari, contro il 67,50 di un modello come uno Shure 55 Unidyne
  2. Erano, inizialmente, ad alta impedenza.
  3. Il loro taglio frequenze era perfetto per l’armonica: dopo i 5000Hz (dove l’armonica ha quegli acuti importanti) iniziava una discesa della risposta e quindi riuscivano a catturare la parte di medio-bassi che, se enfatizzati, donano calore e pienezza all’armonica.
  4. La scocca del bullet è perfetta da impugnare e l’armonica può essere appoggiata senza problemi sulla griglia
  5. Con un cavo si entrava direttamente negli amplificatori che esistevano (ad ingresso jack) fin dagli anni 40
  6. La combinazione tra l’armonica vicina all’elemento interno del microfono riusciva a creare un segnale di uscita che sovraccaricava gli amplificatori arrivando al timbro saturo che tutti conosciamo. Non si sa se il risultato fosse voluto o sia stato associato all’armonica amplificata per puro caso.


Queste fortunate cause hanno comunque scritto la storia del suono amplificato dell’armonica.

Rod Piazza e il suo microfono Bullet

I bullet più diffusi sono di marca Shure (con tutta la serie e i modelli che partono dal 1949 e arrivano ad oggi) e gli Astatic (con tutti i diversi modelli, tra i più famosi citiamo il T3 e il JT30).

Ci sono poi diversi tipi di elemento che vengono montati nei bullet: CM (Controlled Magnetic), CR (Controlled Reluctance), Ceramici e Cristallo. Questo articolo non approfondirà i principi di funzionamento di questi elementi, ma basti sapere che gli ultimi due sono fragili, non resistono nel tempo e hanno un suono più nasale, mentre i primi due sono quelli più duraturi e più diffusi nei bullet vintage.

Impedenza. Come Funziona?

Nonostante il timbro di un microfono non sia dato dall’impedenza, ma dalla sua risposta in frequenza, l’impedenza gioca un ruolo fondamentale.

Un amplificatore si aspetta di ricevere un segnale ad alta impedenza, come quello che arriva da una chitarra o da un basso. Connettere ad un amplificatore un microfono a bassa impedenza non è assolutamente sbagliato, ma non otterremo mai risultati soddisfacenti da un punto di vista di timbro.

Questo perché creiamo una discordanza tra impedenze.

In linea generale, quindi, dobbiamo collegare un microfono ad alta impedenza ad un amplificatore e un microfono a bassa impedenza ad un mixer.

L’impedenza è una resistenza al passaggio di corrente alternata. Si misura in Ohm. Se un microfono ha un’impedenza maggiore di 1000 Ohm (o 1K Ohm) significa che è ad alta impedenza. Quando è minore o uguale a 100 Ohm si dice che il microfono è a bassa impedenza, mentre con un valore tra 100 e 1000 Ohm è a media impedenza.

Essendo l’inglese lo standard mondiale per queste diciture troviamo alta, media e alta impedenza indicate rispettivamente con Low-Z, Medium-Z e Hi-Z.

Normalmente quindi vogliamo trovare un microfono ad alta impedenza sia esso un Bullet o un microfono a Stelo.

Nel caso in cui avessimo un microfono a bassa impedenza e volessimo connetterlo ad un amplificatore possiamo farlo con un trasformatore di impedenza: un connettore da applicare alla fine del cavo del microfono che va poi inserito nell’ingresso del amplificatore.

Quindi, alla fine, cosa scegliere?

Qui a La Bottega Dell’Armonica non pensiamo che un armonicista debba scegliere il microfono perché il proprio eroe ne usa uno. Anche se è una strada percorribile e si deve sempre ascoltare, imparare e trarre esempio da chi ne sa più di noi, non significa andare alla cieca.

Suggeriamo di informarsi sempre del perché delle cose.

Il bullet che può usare Kim Wilson (o uno di quelli che usa) non è sicuramente quello che troviamo su Ebay, per quanto possa essere lo stesso modello e dello stesso anno. Tuttavia potrebbe essere un buon punto di partenza se rispetta le caratteristiche che abbiamo elencato qui sopra.

Se stiamo iniziando a suonare l’armonica o se stiamo iniziando ad amplificarci, allora un ampli piccolino e un microfono che abbia determinate caratteristiche (come un Harp Blaster) possono fare al caso nostro, se cerchiamo un suono saturo, con quella distorsione tipica del Blues o “bluesy”.

Se invece cerchiamo definizione, un suono pulito, meno “aggressivo” e con meno propensione al feedback (effetto larsen), quel fastidioso fischio che si innesca quando si collega un mic ad un ampli, allora un microfono a stelo fa al caso nostro.

Inoltre bisogna renderci conto che i vecchi bullet sono piuttosto tozzi e, se abbiamo le mani piccole, impugnarli può risultare difficile. Anche in questo caso optare per un buon microfono a stelo, magari a doppia impedenza o collegato ad un convertitore di impedenza può essere la soluzione migliore.

Se hai dubbi sulla scelta del microfono, puoi sempre contattarci. Saremo felici di esserti di aiuto.

4 commenti

    • Riccardo Grosso

      Ciao Paolo. Sicuramente un mic ad alta impedenza: un HB52 potrebbe fare al caso tuo, però dipende dal suono (inteso come timbrica) che cerchi. La cosa bella degli ampli a transistor è che non hanno bisogno della saturazione delle valvole finali per trovare il distorto. Usa il “GAIN” per la distorsione (sempre con attenzione, in modo da non essere “eccessivo”), usa il “VOLUME” per la sua funzione e regola l’EQ come pensi ti si addica meglio.

      Andiamo male a darti un suggerimento “un tanto al kilo” come fanno molti perché il suono dipende anche dal tuo timbro acustico e dalla tua tecnica di cupping, entrambi fondamentali per raggiungere il suono che hai in testa.

      Se hai altre domande o informazioni più specifiche che possono darci un’idea più precisa siamo qui e felici di darti una mano.

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